VITA DA VICEPARROCO

Questione di fedeltà

Con grande piacere e con una punta di imbarazzo ho accolto l’invito del Seminario a raccontare qualche cosa dei miei primi mesi da prete. Sono stato ordinato il 4 giugno scorso e da settembre ho iniziato il mio servizio da viceparroco nelle quattro parrocchie di Grugliasco.

Sono fermamente convinto che la fedeltà alla vocazione ricevuta chieda di essere continuamente motivata e custodita. Non esiste vocazione – qualunque essa sia -all’interno della Chiesa che si possa vivere in autonomia e senza l’aiuto di qualcosa che la custodisca e la alimenti. Il passaggio dalla vita da seminarista alla vita in parrocchia nelle vesti di sacerdote è una piccola rivoluzione copernicana. Se prima mi sentivo saldamente custodito dal ritmo accuratamente scandito del Seminario, dalla vita fraterna e dalla liturgia comunitaria, ora devo accettare di vivere le stesse cose secondo delle forme e dei tempi diversi. Una grande sfida per tutti i preti diocesani – e non solo per quelli di recente ordinazione – è quella di osservare una regola di vita per garantire tutto ciò che è essenziale al loro ministero.

Al momento avverto l’esigenza di trovare un equilibrio tra l’impegno pastorale, la preghiera e la formazione personale, senza trascurare mai di coltivare le relazioni personali. Da questo punto di vista sono stato molto aiutato dal ritrovarmi in comunità parrocchiali molto vive, che con molta gioia e pazienza mi stanno accogliendo.

In definitiva credo che la prima e insostituibile forma di custodia del mio ministero sia il ministero stesso, con tutto quello che esso prevede e comporta. La prima regola da osservare è quella della docilità; la docilità nel fidarsi della Chiesa e nel lasciarsi plasmare da tutto ciò che essa chiede ai presbiteri diocesani; nulla di più e nulla dimeno.

Sono convinto che la genuinità del nostro ministero sacerdotale si misuri sulla fedeltà, ma non sulla nostra. Sulla fedeltà di Colui che ci ha chiamati a seguirlo e servirlo nella sua Chiesa. Ben presto si fa esperienza che sarebbe misera cosa fondare tutto sulla nostra adeguatezza e sulle nostre sole forze. È la fedeltà di Cristo la pietra sulla quale vale la pena costruire. Ricordando sempre con fiducia le parole dell’apostolo Paolo: «Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà; se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso» (2Tm 2,11-13).

don Giacomo Cisero

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