Domande sulla Vocazione

Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demoni

Mc 3,13-15.

Molte volte, le persone che incontriamo ci pongono delle domande sulla nostra vocazione. In questa sezione, abbiamo raccolto quelle che ricorrono più frequentemente e abbiamo cercato di dare loro una risposta.

Che cosa è la vocazione?

Vocazione significa “chiamata”. C’è in questo termine la consapevolezza profonda e gioiosa che la vita dell’uomo è sì arbitrata dalla libertà del singolo, ma è prima di tutto e finalmente nelle mani di Dio. Per questo esiste un’analogia tra le vocazioni dei singoli uomini: comune è la vocazione alla vita e la vocazione ultima alla santità, alla comunione con Dio e con i fratelli. Accanto a questa prospettiva, la vocazione è anche unica e originale per ogni uomo e donna: ciascuno, infatti, con i propri talenti, affetti e sogni è chiamato a comprendere quale sia il proprio percorso di vita, secondo l’amore di Dio. Così la Chiesa, come un corpo fatto di membra diverse, ha bisogno di tutte le vocazioni, al sacerdozio, alla vita famigliare, alla vita consacrata e religiosa: persino una professione lavorativa può essere una vocazione se vissuta in Cristo. 

Che cosa è la vocazione sacerdotale?

È la chiamata a seguire Gesù Buon Pastore. Il sacerdote svolge un triplice compito nella Chiesa: in unione con il proprio Vescovo e con gli altri sacerdoti è inviato ad annunciare la Parola del Signore, a celebrare i Sacramenti perché tutti “abbiano vita in abbondanza”, e a guidare i fedeli come popolo di Dio, per la costruzione del Regno nel mondo. Il sacerdote è un uomo che sa amare e per amore è pronto a impegnare tutta intera la sua vita, per crescere nell’intimità con Dio e nel servizio ai fratelli.

Come posso capire di essere chiamato a fare il prete? Si sente una “voce”? Si ha un’esperienza particolare? Si “sente” qualche cosa dentro?

I casi in cui la vocazione si avverte attraverso manifestazioni straordinarie sono molto pochi. Normalmente non si “sente” nulla, solo la coscienza che la vocazione sacerdotale si è insinuata nelle pieghe del cuore e chiede di essere presa in considerazione. La chiamata viene da un Dio rispettoso della libertà dell’uomo, un Dio che non forza le porte ma parla al cuore attraverso il suo Spirito. Se Gesù ti chiama a seguirlo per la strada del sacerdozio, tu avverti allora che la tua vita ha bisogno di qualcosa di più e non basta l’amore di una donna, di una famiglia. Poco a poco nasce in te il desiderio di darti completamente a Lui per fare di tutto il mondo la tua famiglia, una vita totalmente offerta senza riserve.

Chi mi può aiutare? Che cosa bisogna fare?

Non si scopre da soli la volontà di Dio. È necessario essere guidati da una persona esperta nelle cose dello Spirito. Prega e fatti aiutare da qualcuno che viva in intimità con Dio, perché ti scruti con gli occhi del Signore e ti consigli sul da farsi. Questa figura è detta direttore o padre spirituale e può essere un sacerdote o un laico che abbia una vita di fede matura.

Perché sacerdote diocesano e non altro?

Il sacerdote diocesano riassume in sé molti aspetti della vita di consacrazione al Signore. Egli è un riflesso dell’amore di Dio in mezzo alla comunità cristiana, desideroso di parlare a tutti senza uno specifico carisma, ma restituendo la propria vita alla chiesa diocesana da cui ha ricevuto la fede e ha scoperto la propria missione. Il sacerdote diocesano è vicino a tutte le età della vita: ai bimbi che nascono, agli innamorati che si sposano, a chi si affaccia alla fede, a chi cerca conforto nelle prove della vita o nella malattia.

Vorrei farmi prete, ma alcuni aspetti della sua vita (per esempio, non avere una famiglia) mi spaventano. È segno che non sono chiamato?

No. Ogni scelta che abbraccia tutta la vita è sempre intrisa di fatica e di timore. Ma non deve essere la paura a frenare una risposta positiva al Signore; l’unica vera paura deve essere quella di non rispondere a Colui che ama e chiede di amare “con cuore indiviso”. Inoltre la vita di celibato e obbedienza richiesta al sacerdote non deve essere considerata un prezzo da pagare per realizzare un proprio ideale, ma la risposta generosa alla domanda che Gesù fa anche a noi come a Pietro: “Mi ami più di costoro?” [Gv 21,15].