LOURDES, LA VIA DEI PICCOLI

Nel sud della Francia, ai piedi dei Pirenei, c’è un paesino provinciale, insignificante, un paesino come mille altri. In questo paesino, una ragazzina di nome Bernadette e la sua famiglia vivono in condizione di grave povertà: il “cachot” in cui abitano è una stanzina ritenuta troppo malsana persino per ospitare la prigione cittadina. È l’11 febbraio 1858 quando Bernadette, in cerca di legna, si spinge fino a Massabielle, una grotta sul fiume Gave usata come discarica; lì si scopre attesa in un incontro che segnerà la sua piccola vita e le sorti di quel paesino chiamato Lourdes. Sono queste le circostanze in cui Maria è apparsa per indicare al mondo ancora una volta la via dei piccoli, quella che ha scelto suo Figlio, quella che passa da una ragazzina emarginata e ignorante, dal fango di una fonte.

A Lourdes, la Madonna usa ogni mezzo per additare la centralità di Gesù, nella riscoperta del Battesimo, nella mendicanza dell’Eucaristia. L’acqua, la roccia, la luce dei ceri, le folle, i malati, le processioni: questi segni, tutti legati al linguaggio biblico, conducono ogni pellegrino ad ammettere la propria malattia, il proprio anelito di guarigione e di riconciliazione, per scoprirsi allora raggiunto dall’amore di Dio.

L’esperienza di Lourdes sarebbe già sufficiente così, vissuta nella semplicità di un pellegrino che si fa discepolo alla grotta. Eppure, quale più grande apporto viverla in un vero clima di Chiesa! Il gesto del pellegrinaggio dona al singolo l’appartenenza a un popolo in cammino: un popolo di mendicanti, come lui. È stato così per il pellegrinaggio interassociativo della Diocesi di Torino a cui la comunità del Seminario ha aderito dal 22 al 25 aprile. Infine, ancora più che nel senso ecclesiale, il pellegrinaggio a Lourdes si compie davvero nel servizio ai malati e agli anziani che chiedono di essere accompagnati qui: nella condivisione con loro, il pellegrino si implica davvero nel messaggio del santuario.

L’abbiamo sperimentato anche noi seminaristi, che nei giorni del pellegrinaggio abbiamo conosciuto e assistito i malati delle due principali associazioni. Che grande scuola poter imparare che cos’è la speranza dagli occhi luminosi di chi ha bisogno di un aiuto, e sperimentarne insieme con loro la presenza dell’abbraccio di Maria! Personalmente, questo pellegrinaggio è stato anche occasione di memoria. Negli anni del liceo, infatti, accogliendo – seppur con un certo scetticismo iniziale – l’invito di un amico, ho fatto servizio come barelliere nell’Oftal di Casale Monferrato e, con un folto gruppo di giovani, ho preso via via familiarità con questo posto.

In particolare, fermandomi una notte a pregare alla grotta, incurante del tempo, ho scoperto il gusto dell’amicizia del Signore e intuito la possibilità di vivere di questa relazione. Insieme al desiderio di portare a tutti questa gioia che era vera per me, da qui ha cominciato a germogliare la consapevolezza di una vocazione che mi fa essere oggi al quinto anno di Seminario.

Stefano Maria Accornero

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