Riportiamo l’articolo di Stefano A. pubblicato sulla Gazzetta d’Asti in occasione del lettorato ricevuto il 6 maggio 2022.
Nessuno è escluso dall’invito insistente della Chiesa: frequentare la Scrittura, lasciarsi raggiungere dalla conversazione che Dio intrattiene con l’uomo da sempre, per scoprirsi intimamente conosciuti da quella Parola che, rivelando l’amore di Dio, svela l’uomo a se stesso. Sono convinto che il più grande miracolo di questa Parola sia anche il più semplice da verificare, senza necessariamente gli strumenti dell’esegesi e della teologia: è la perenne attualità di questa viva voce, perché vivente è un presente.
Verificare questo miracolo nella propria vita equivale a ritrovare la propria storia raccontata nella storia della salvezza di tutta l’umanità: è attuale oggi, per me, per la chiesa – per questa chiesa di Asti come per quella dall’altra parte del mondo – è attuale una Parola che Dio ha ispirato al cuore di alcuni uomini in uno spazio e in un tempo precisi, scelti tra i più marginali e i meno notevoli della storia umana. Radunati in popolo non nobile e spesso oppresso, alcuni tra questi aramei erranti sono stati coinvolti in una particolare esperienza con Dio: essi diventarono testimoni di una relazione via via più consapevole, un’alleanza sproporzionata e immeritata per la loro debolezza, capirono di essere raggiunti da un amore che li guidava a libertà. Così la Bibbia non è che l’intreccio di queste testimonianze: la scoperta di un Padre che cerca instancabile l’uomo e la voce di chi tenta una risposta; la fedeltà dell’amore di Dio, come tema della melodia che progressivamente si rivela fino a darsi tutto in Gesù, e le variazioni armoniche dei più profondi sentimenti umani di ricerca, di gioia, di pianto. Ecco, tornando a quanto detto inizialmente, il più grande miracolo sarebbe la normalità: scoprirsi, cioè, parte di questa storia e riconoscere la portata eccezionale di quella Parola che mi raggiunge.
Il miracolo della Parola, nella mia vita, è stato proprio accorgermi della concretezza di quell’amore per me. Davanti al mio bisogno di senso, davanti alla necessità del mio cuore di essere voluto bene, sono stato toccato dall’eccezionalità di un incontro. Perché è eccezionale ciò che in realtà è naturale, connaturale alla domanda con cui il mio cuore è fatto, ed è eccezionale perché intorno a me non sono mai riuscito a trovare qualcuno che corrispondesse in questo modo, che mi chiamasse per nome come questa Parola ha fatto, che mi amasse completamente come accaduto in questo incontro. È un incontro, infatti, quello avvenuto tra la fine delle medie e l’inizio del liceo, grazie alla parola di un altro testimone, il mio parroco. È l’incontro con colui che è vivo in quella parola, Gesù, che tutta la rivelazione porta a conoscere: il vero volto dell’amore di Dio, la parola definitiva di alleanza che Dio manda all’uomo. Perché la Parola si è fatta carne!
Dunque, l’invito della Chiesa a frequentare le Scritture, a entrare nella chiacchierata con Dio, ha per effetto quello di essere lentamente educati da questa relazione, assumendo con la fedeltà a questa amicizia il punto di vista dell’amico: stare sulla Bibbia ci educa ad avere lo stesso sguardo d’amore che Dio ha sul mondo, sulla vita, sull’altro, fino a dire con Paolo: «Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me!». Questa, del resto, è proprio la meta della tua, della mia e di ogni vocazione: l’unione nell’amore di Dio, la comunione nel suo abbraccio, la santità.
Il ministero del lettorato che riceveremo il prossimo 6 maggio è quindi una responsabilità che mi viene affidata dalla Chiesa di fare memoria, anzitutto per me e poi per chi il Signore donerà al mio cammino, della perenne attualità di un incontro. Il lettorato cioè mi richiama a riconoscere nella Bibbia la Parola di Dio all’umanità, e nell’ascolto il luogo vivo di quell’incontro che plasma il cuore. In questa dinamica, l’appartenenza alla comunità credente della Chiesa rappresenta ancora una volta l’occasione di un’oggettività, attraverso la catena ininterrotta di testimoni che hanno vissuto questo incontro: una successione di uomini e donne che, dal sepolcro vuoto, corre presto in tutto il mondo sui piedi degli apostoli, fino ad arrivare a qualcuno che lo raccontò a tua madre, che lo raccontò a te.
I due ministeri del lettorato e dell’accolitato, previsti nel cammino del seminario, sono allora due responsabilità, due opportunità di servire alla possibilità dell’incontro con Cristo vivo che fa i nostri cuori più simili al suo e ci chiama all’unica e meravigliosa vocazione di figli. Sono aiutato nella presa di coscienza di questo servizio ogni volta che passo del tempo a catechismo con i cresimandi di Costigliole: davanti a loro sono continuamente provocato a verificare e a testimoniare, e per loro sono contento di poter chiedere l’aiuto dello Spirito che tra circa un mese confermerà in loro i suoi doni nel sacramento.
Stefano A.